Il brano di Vangelo di questa domenica si chiude con queste parole: “A chiunque fu dato molto, molto sarΓ chiesto; a chi fu affidato molto, sarΓ richiesto molto di piΓΉ”.
Forse non riflettiamo a sufficienza sulla nostra responsabilitΓ di cristiani.
Siamo responsabili di quello che facciamo, di quello che non facciano, di quello che impediamo di fare.
Diceva giustamente san Giovanni Crisostomo:” Il cristiano Γ¨ un uomo a cui Dio ha affidato altri uomini”.
E sono appunto gli altri quelli verso i quali abbiamo molti doveri.
Il dovere della testimonianza della fede; il dovere di una vita esemplare; il dovere di essere nella societΓ le sentinelle che mettono in guardia contro i tanti pericoli sempre in agguato.
Un cristiano non puΓ² buttarsi facilmente nel gioco dello scaricabarile: la colpa Γ¨ sempre degli altri, del governo, della Chiesa, della scuola, della societΓ .
Diceva Russell:” Le tre parole piΓΉ difficili da pronunciare sono queste: Mi sono sbagliato!”.
Le quattro parole che pronunciamo piΓΉ facilmente sono queste: “Non Γ¨ colpa mia”.
Noi cristiani, invece, siamo pienamente responsabili!
Γ profondamente vera la parola di GesΓΉ :”La vita di un uomo non dipende da ciΓ² che egli possiede”.
Si crede di possedere, e si Γ¨ posseduti.
La ricchezza Γ¨ un tranello: noi crediamo di possedere le cose, invece sono le cose che possiedono noi.
Ha detto giustamente qualcuno: “La maggior ricchezza di un uomo Γ¨ un animo abbastanza grande da non desiderare le ricchezze”.
Che felicitΓ Γ¨ una felicitΓ che non posso condividere?
I soldi non possono garantire un amore corrisposto e fedele, una famiglia serena, una vita lunga e in buona salute.
Pensiamo a garantirci l’essenziale.
“Quale vantaggio avrΓ l’uomo se guadagnerΓ il mondo intero, e poi perderΓ la propria anima?”.
Chiediamo a Dio il dono di un cuore semplice, puro, non attaccato alle cose, e libero da tanti egoismi.
Un cuore che sappia riscoprire la bellezza delle cose, e le sappia gustare senza il bisogno di possederle.
Se non vogliamo imbarbarire sempre di piΓΉ, dobbiamo ritornare con urgenza alla preghiera che, come diceva S. Agostino, “Γ¨ la forza dell’ uomo e la debolezza di Dio”. Nella preghiera del Padre Nostro, GesΓΉ ci ha insegnato a chiamare Dio con il nome di “papΓ ”. San Francesco quando recitava il Padre Nostro si bloccava estasiato nella prima parola: Padre! Quando ci sentiamo afferrati dalla disperazione; quando la vita diventa insopportabile; quando le difficoltΓ sembrano insormontabili: Padre! Quando non possiamo piΓΉ contare su nulla e su nessuno; quando gli amici se ne vanno e nessuno ci dΓ piΓΉ una mano; quando ci ritroviamo vuoti, soli, stanchi, delusi: Padre! Quando ci sembra di aver perso tutto e di aver toccato il fondo, ci resta una cosa sola, ci rimane una possibilitΓ : Padre! Pregare il Padre. La sola salvezza!
Un augurio speciale a tutti i nonni e anziani, nel giorno della loro festa.
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